Corpuscoli ignei e atomi luminosi: l'ipotesi atomistico-corpuscolare sulla natura del calore e della luce nel Saggiatore di Galileo Galilei
Stefano Salvia - Università di Pisa
L'ipotesi atomistico-corpuscolare sulla struttura della materia e sulla natura del calore e della luce che emerge in particolare dalle pagine del Saggiatore di Galileo deve molto alla filosofia naturale del medico istriano Santorio Santorio, amico e allo stesso tempo rivale dello scienziato pisano. Secondo la teoria in questione tutti i corpi materiali sarebbero aggregati di composti a loro volta riducibili a combinazioni dei quattro elementi tradizionali, e i corpuscoli “elementari” ad essi associati sarebbero ulteriormente risolvibili nei veri e propri atomi, unità fondamentali e tra loro identiche di materia prima senza altre determinazioni se di tipo quantitativo. Tutte le proprietà degli elementi sarebbero dovute alle differenti configurazioni con cui gli atomi di base si combinano per dar luogo ai corpuscoli elementari. Analogamente per le proprietà di secondo livello dei composti e per quelle derivate dei loro aggregati. Per quanto si tratti di una ricostruzione su basi puramente indiziarie, la teoria “ibrida” atomistico-corpuscolare della materia appena descritta, che identifica il calore con gli effetti meccanici prodotti dal fluire dei corpuscoli di fuoco attraverso i vuoti interstiziali dei corpi e la luce con gli stessi atomi fondamentali non confinati nei corpuscoli elementari ma liberi di muoversi nello spazio vuoto, porta in definitiva la firma di Giordano Bruno. Si tratta infatti di un modello unico nel suo genere, una variante peculiare dell'atomismo/corpuscolarismo moderno, riconducibile ai poemi francofortesi pubblicati da Bruno nel 1591 (De minimo, De monade, De immenso). Il matematico e filosofo naturale tedesco Joachim Jung, allievo di Santorio a Padova, riproporrà esattamente questo modello con alcune variazioni, nel solco di quanto elaborato dal maestro. Galileo tratta nel Saggiatore di tutto questo in forma puramente congetturale e senza alcun riferimento a Santorio, la sua fonte diretta. I due si erano conosciuti a Venezia, frequentando il circolo intellettuale del di Andrea Morosini, di cui facevano parte anche Paolo Sarpi e Giovan Francesco Sagredo, e che aveva accolto per un breve periodo lo stesso Bruno. Non possiamo affermare con certezza che il modello bruniano sia stato oggetto di discussione durante le riunioni nella villa di Morosini, ma tutti gli elementi a nostra disposizione sembrano convergere verso l'ipotesi che il ridotto del patrizio veneziano abbia svolto un ruolo chiave nella sua ricezione proprio tra alcuni dei più importanti membri del cenacolo.